Studiare pianoforte a mani separate o unite è una delle diatribe più longeve...
Un tema che spacca in due i pianisti e i maestri di piano di tutto il mondo e alla quale non si trova chissà che risposta davvero efficace. Ma da bravo scienziato del pianoforte, ho dovuto farlo.
È meglio studiare pianoforte a mani separate o a mani unite?
Se dovessimo ascoltare soltanto i grandi concertisti, quelli la cui parola è legge per partito preso, beh… allora dipende dal pianista a cui lo chiediamo.
Ernest Hutcheson (1871-1951), un allievo di un pupillo di Listz diceva che non si preoccupava più di tanto di studiare a mani separate per memorizzare.
L’opposto del suo contemporaneo Rudolf Ganz (1877-1972) che invece lo faceva spesso.
Come se non ci fossero già abbastanza dubbi ci si mette facebook, para pianisti, para insegnanti e paraculi a mettere confusione, ma è arrivato il momento di fare chiarezza.
Regola fondamentale
La prima cosa che deve entrare nella testa di ogni pianista, da quello che ha appena imparato a leggere in chiave di violino a quello che mangia spartiti a colazione e dorme sul pianoforte, è questa regola:
Se la tecnica di studio funziona ed è utile, allora vale la pena utilizzarla.
Non c’è quindi una risposta assoluta ma ho speso un paio di mattine a riordinare le mie idee e fare ricerche per trovare la soluzione migliore elencando pro e contro.
I PRO DELLO STUDIO A MANI SEPARATE
PRO #1
Studiare a mani separate aiuta i principianti a migliorare più in fretta
James W. Bastien nel suo libro “How to teach piano successfully” consiglia agli studenti al primo e secondo anno di imparare i pezzi prima con la destra e poi la sinistra.
Ormai sono 10 anni che insegno dal vivo e ti posso assicurare che senza questo approccio nessun allievo, bambino o adulto, saprebbe suonare nemmeno “Fra Martino” a due mani. La coordinazione tra le dita non si sviluppa prima di un annetto di pratica almeno.
Perciò se sei agli inizi studia prima a mani separate, mano a mano che le figure ritmiche più semplici ti verranno spontanee prova a suonare brani semplici a due mani.
PRO #2
È l’unico metodo per trovare la diteggiatura migliore
Se pensi di prendere uno di quei pezzi da pianisti più navigati, quelli senza numeretti sotto le note, e studiarli subito a mani unite senza che prima o poi le dita si annodino da sole beh in bocca al lupo!
Prenditi il tempo di guardare i passaggi più intricati una mano alla volta segnando la diteggiatura migliore con la matitina e provandola più volte. Questo va fatto ogni volta che incontri una nuova tecnica o un passaggio inusuale. Non intendo ovviamente di perdere tempo a segnare tutte le diteggiature più ovvie ma di non ossessionarti a suonare tutto a mani unite subito.
PRO #3
Sviluppare la conoscenza uditiva
Se non hai la minima idea di come faccia il pezzo, provare a suonare le due mani separatamente è un ottimo modo per conoscere la melodia e l’armonia del brano e avere una prima idea di cosa andrai a suonare.
Questo vale solo se non puoi ascoltare una registrazione del pezzo perché sei in un’isola deserta, senza internet… Ma con un piano.
PRO #4
Sviluppare la tecnica e la velocità
Non c’è parte difficoltosa che non mi abbia costretto a provarla e studiarla con una sola mano. Se qualche pianista dovesse dirti che non è mai stato costretto a provare un passaggio con una sola mano perché era tecnicamente difficile o è bugiardo o mente.
Nel libro Great Pianists On Piano Playing di James Francis Cooke puoi leggere:
“Se ti imbatti in un passaggio difficile, esercitati con ciascuna mano separatamente, ripetendo il passaggio prima lentamente e con forza, poi più velocemente e più piano finché non lo avrai imparato”
L’espressione “con forza” è un po’ datata e potrebbe essere fraintesa ma il messaggio è chiaro, studia il passaggio a mani separate.
Nel suo libro “I fondamenti dello studio del pianoforte” Chuan C. Chang afferma:
“Il 100% dello studio della tecnica si ottiene studiando a mani separate”.
Il suo approccio è davvero interessante e molto scientifico. Consiglia, come affermo sempre, di prendere una piccola parte difficoltosa e studiarla con una mano finché questa si stanca e poi passare all’altra.
Ricorda inoltre di ricambiare mano 10 secondi prima che si sia raffreddata o “impigrita” quella a riposo e 10 secondi prima che la mano in azione sia completamente esausta o rigida.
Chang consiglia inoltre di applicare lo studio a mani separate solamente nelle parti difficili che non si riescono a suonare.
L’obiettivo è sempre quello di migliorare il più in fretta possibile, perciò mano a mano che la tecnica migliorerà anche l’esigenza di studiare a mani separate verrà meno.
I principianti d’altro canto dovrebbero sempre dedicare del tempo allo studio a mani separate soprattutto per familiarizzare con questo tipo di pratica.
Inoltre afferma che lo studio a mani separate porta i frutti maggiori dopo aver imparato il pezzo per intero.
Anche William Townsend negli esercizi del suo manuale “Modern piano teaching” continua a ricordare quanto ogni esercizio debba essere svolto prima a mani separate poi unite.
PRO #5
Aiuta a scovare gli errori
La differenza tra un pro e un pianista comune è l’attenzione ai dettagli e l’abilità nell’eliminare anche gli errori più sottili. Isolare una parte e suonarla con una sola mano è l’unico modo per concentrarsi su piccoli dettagli dinamici, ritmici, di tocco e interpretazione.
Nel libro “Piano Lessons With Claudio Arrau” di Victoria Von Arx ci sono molte testimonianze su come Arrau chiedesse ai suoi allievi di fargli sentire alcuni passaggi con una mano o l’altra per scovare eventuali errori o problemi di natura espressiva e tecnica.
PRO #6
Aiuta a creare qualche automatismo
Premettendo che suonare a mani separate non è la chiave per suonare a mani unite, esercitarsi nei passaggi più difficoltosi con una sola mano a lungo aiuta senz’altro a creare quella che viene impropriamente chiamata “memoria muscolare”.
Questo lo dobbiamo ai gangli basali, che sono strutture nervose che si occupano di
- Controllo dei movimenti volontari;
- Apprendimento procedurale;
- Apprendimento delle abitudini;
- Memoria;
- Movimenti oculari;
…tutte cose fondamentali per far si che le mani “vadano da sole” e facciano quello che c’è scritto sullo spartito!
Link ai libri citati
Insomma come vedi ci sono molti vantaggi nello studiare a mani separate a prescindere dal nostro livello e credo sia opportuno sfruttare questa tecnica per ognuno di questi punti. Attenzione però! Ci sono anche dei contro, delle situazioni in cui è meglio suonare a mani unite.
I CONTRO DELLO STUDIO A MANI SEPARATE
CONTRO #1
Le parti armoniche perdono di senso
Se incontri passaggi con molti accordi a due mani studiare a mani separate è controproducente perché ci priviamo della consapevolezza armonica che è un utilissimo mezzo per la memorizzazione.
Inoltre ascoltare cosa suona una mano sola è fuorviante e può farci percepire un’altro accordo.
CONTRO #2
Non aiuta a suonare a prima vista
Se pensi di imparare a suonare a prima vista parti composte da destra e sinistra separandole stai sbagliando strada. Quindi se non sei in grado di leggere a prima vista una partitura a due mani l’unica cosa da fare è provare con parti più semplici. Ma qui parliamo di apprendere la lettura e non il brano in sè.
CONTRO #3
Non aiuta a sviluppare l’indipendenza tra le due mani
Ritmi complessi, poliritmie, incastri, moti contrari o poco prevedibili non possono essere suonati con abilità se preparati a mani separate.
Gli automatismi necessari per suonare a mani unite possono essere appresi solo suonando a mani unite.
Se continui a fare errori con una delle due mani puoi certamente fare più pratica ma tornerai ad avere dubbi se non analizzi la parte nel suo complesso fermandoti a guardare quando e quali dita suonano insieme ed esercitandoti lentamente.
Suonare a mani unite può essere 10 volte più complicato che suonare a mani separate. Basta pensare alle parti dove ci sono poliritmi tra le due mani o nelle fughe o le invenzioni di Bach dove l’indipendenza delle mani diventa veramente difficile.
Riguardo i ritmi difficili, l’indipendenza delle mani e l’approccio per studiare le fughe abbiamo già pubblicato dei video, link in descrizione!
Suonare a mani unite è il risultato finale, il piano si suona con 2 mani quindi non perdiamo la bussola.
Insistere, quando è il momento, a suonare con due mani ci aiuta a creare i giusti collegamenti sinestetici, ottenere fluidità nei pezzi e naturalmente raggiungere l’obiettivo e suonare e apprezzare il brano nella sua interezza.
E nella musica moderna/jazz si deve studiare pianoforte a mani separate o mani unite?
Per chi come me ama il jazz e la musica moderna non c’è scampo bisogna utilizzare in continuazione entrambi gli approcci. Inizialmente è difficile per esempio improvvisare con la destra e accompagnarsi con la sinistra ma con gli esercizi giusti diventa automatico.
Studia bene le melodie con entrambe le mani e lo stesso vale per gli accordi. Prova a improvvisare sui brani con una sola mano, senza accompagnamento e un po’ alla volta aggiungi l’altra con figure ritmiche e voicing semplici.
Quindi che cosa dobbiamo fare?
Secondo la mia visione l’unica cosa che conta è il risultato finale. Se studiare a mani separate il giusto tempo apporta benefici allora ogni studente di piano dovrebbe integrare questa pratica. Naturalmente ti sconsiglio di imparare tutto il pezzo con le mani singole, soprattutto se suoni già da un po’, sarebbe un’inutile perdita di tempo.
Trova ciò che funziona per te in un momento particolare e fallo, alterna in base alle esigenze e ciò su cui devi lavorare lo studio a mani separate e unite fino al raggiungimento della perfetta esecuzione.
Allo stesso tempo, ovviamente, continua a rivalutare le tue abitudini di pratica e cresci con il tuo approccio.
Ecco alcune lezioni che ti saranno davvero utili
Vuoi imparare tutti i lef-hand voicing velocemente?

Video corso di 3 ore e mezza con metodo di studio, teoria, esercizi e il manuale sui left-hand voicing in pdf compreso nel prezzo.

Video corso di 3 ore e mezza con metodo di studio, teoria, esercizi e il manuale sui left-hand voicing in pdf compreso nel prezzo.