Oggi parliamo di interpretazione e gestione generale di un pezzo con ritornelli o frasi che si ripetono spesso.
Errore di fondo sull’interpretazione pianistica:
associare questa parola ad un’onda sentimentale, ad un moto d’animo che si impadronisce del nostro corpo finché suoniamo e rende l’esecuzione meravigliosamente intensa.
In realtà, l’interpretazione, molto spesso, va scelta a tavolino, anche lontano dallo strumento.
Ecco cosa fare:
- Si osserva la struttura del pezzo
- Si capisce quali sono i punti chiave da enfatizzare, i punti invece di collegamento, si considerano le armonie e dove portano le frasi.
- In base a tutti questi elementi, poi si sceglie come organizzare i tempi e le dinamiche.
In alcuni casi questo lavoro è piuttosto semplice e immediato, magari perché l’autore è stato estremamente preciso nei suoi intenti e ha scritto sulla parte tutto ciò che serve all’esecutore, oppure perché ci sono musiche che sono talmente scritte bene che “si fanno da sole” e già alla prima lettura si capisce che musicalmente richiedono di essere suonate così punto e basta.
In altri casi, invece, bisogna stare a pensarci un po’ di più.
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Prendiamo ad esempio il primo pezzo dei Kinderszenen di Schumann.
Ecco qui una delle caratteristiche che in genere manda in crisi l’esecutore: ritornelli e tante ripetizioni. Infatti, il pezzo è molto breve e ripropone almeno una decina di volte lo stesso modulo tematico.
Ricorda innanzi tutto che se un compositore – del calibro di Schumann, fra l’altro – decide di ripetere qualcosa, non è perché avesse terminato le idee o perché volesse annoiare il pubblico. Sicuramente quindi, le ripetizioni non saranno tutte uguali.
Invece di vivere con angoscia queste situazioni, sfruttiamole per dare sfogo alla nostra creatività e allenarla.
Spesso il lavoro è più semplice di come ce lo aspettiamo e basta davvero variare leggermente una dinamica, alterare leggermente il tempo e cambiare così la direzione della frase o sottolineare certi elementi piuttosto che altri.
Ti faccio un esempio di come ho pensato di gestire questo pezzettino ricco di ripetizioni.
Dato che Schumann ha lasciato pochi segni sulla parte, mi sento piuttosto libera di variare come voglio.
Le prime tre ripetizioni nella prima sezione, saranno in crescendo. La prima p, come scritto, poi la seconda un po’ di più e con un crescendo poi la terza sarà ancora più forte per poi diminuire fino alla fine della frase, rimanendo comunque su una sonorità di mp.
Ritornello. Ricomincio non con la stessa dinamica dell’inizio, ma con quella a cui sono arrivata dalla frase precedente, quindi leggermente più sonoro di prima.
Poi crescerò di più nella seconda ripetizione, perché voglio stupire il mio ascoltatore con un contrasto nella terza ripetizione, che comincerà piano improvvisamente, per poi diminuire ulteriormente arrivando a fine frase ad un pp.
Da questo pp si apre la seconda parte, che sarà tutta in crescendo come scritto fino alla ripresa.
Ritorna la ripresa iniziale e vorrei mantenermi in un livello dinamico ben sonoro, parto dal p ma cresco nelle varie ripetizioni, più o meno come ho fatto all’inizio.
A fine frase non diminuisco troppo perché questa volta voglio tornare al ritornello con un mf e, invece di crescere come ho fatto prima, diminuirò moltissimo.
Alla ripetizione della ripresa, tutte le frasi saranno delicatissime e lontane e per suonarle ancora più piano, posso aggiungere il pedale di sinistra.
Ecco un altro pezzo pieno di ripetizioni e ritornelli...
Un altro pezzo famosissimo che presenta il problema delle ripetizioni è Per Elisa di Beethoven, con quel tema che ormai ci esce dalle orecchie che viene riproposto un sacco di volte. Se sei curioso su come gestire anche quel brano, in descrizione trovi il link al videocorso dedicato.
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