La sonata si apre affermando la tonalità d’impianto del pezzo, non solo nell’armonia dell’accompagnamento, ma anche nelle note del tema.
Le prime tre note della mano destra, infatti, sono proprio DO-MI-SOL, le note dell’accordo di DO Maggiore, sulle quali potrai mettere comodamente 1-3-5.
Il tema è molto semplice e lineare e in queste quattro battute troviamo due semifrasi con disegno melodico e ritmico simile.
Comincia la seconda semifrase con il 3 sul LA, per poi mettere ancora il 3 sul SOL battere di battuta 4.
Il trillo che troviamo successivamente si sviluppa su una nota piuttosto breve e quindi alterneremo semplicemente la nota reale FA alla sua superiore SOL una o al massimo due volte.
Potremo avere quindi, con la risoluzione, FA-SOL-FA-MI-FA, oppure, più stretto, FA-SOL-FA-SOL-FA-MI-FA. Come noti, sono gruppi irregolari, 5 o 7 note, che andranno spalmate in modo omogeneo nel quarto a disposizione.
Ti consiglio comunque di non pensare troppo alla suddivisione ritmica e semplicemente pensare alla nota di partenza e al MI di arrivo, che dovranno corrispondere ai due battere. Quello che succede nel mezzo è un momento libero di fronzolo volto a riempire e abbellire, e non schematizzare matematicamente.
Comincia il trillo con il 2 sul FA e il 3 sul SOL, per poi scendere a 1 sul MI.
Dopodiché, ti suggerisco un cambio di diteggiatura e posizione per dare alla mano la possibilità di muoversi lateralmente e quindi non irrigidirsi: chiudi leggermente e metti 3 sul FA successivo e termina con il 2 sul MI.
Questo ti permetterà di compiere una piccola rotazione dell’avambraccio e dare mobilità a polso e mano: un polso che fa micromovimenti è infatti un polso che è libero.
Se vuoi mantenere una diteggiatura fissa, senza cambiamenti, puoi cominciare la battuta con il quarto dito sul SOL e usare le dita vicine per le altre note. In questo caso, però, dato che non ci sarà un cambiamento di posizione a favorire la rotazion, dovrai accentuarla tu con un leggero movimento laterale, nella direzione della nota che dovrai suonare.
La mano sinistra presenta un classicissimo basso albertino, che si caratterizza proprio da questo disegno alternato fra le note dell’accordo. E’ infatti un accompagnamento tipico del periodo classico.
Il tutto è scritto in chiave di violino e si susseguono in modo molto lineare gli accordi di I, IV e V grado, gradi base dell’armonia.
Anche in questo caso, nonostante la suddivisione ritmica sia di crome, quindi non esageratamente veloce, evita di applicare un impulso dall’alto per ogni nota: usa un po’ di rotazione anche qui. Puoi esagerare la rotazione finché studi più lentamente per prendere coscienza del movimento che poi, suonando il passaggio a tempo, sarà minimamente percettibile
L’insieme delle mani non è complesso: ritmicamente gli incastri sono prevedibili e chiari. Fai solo attenzione alla battuta 4 con il trillo: pensa ad allineare correttamente il FA con il RE e il MI con il DO. Quello che succede in mezzo è libero e non è necessario incasellarlo.
Tieni presente che in questo caso mano destra e mano sinistra si trovano entrambe nel registro centrale della tastiera, che è una zona piuttosto sonora. Quindi, con la mano sinistra, dovrai gestire bene la dinamica in modo che non prevarichi sul tema della destra.
Quando le due mani si trovano in due registri diversi (grave per la sinistra e centrale per la destra, tipico esempio), sono entrambe ben distinguibili perché si differenziano chiaramente in altezza. In casi come questo, invece, non è così evidente il distacco.
Pertanto sarà importante che la sinistra stia un gradino sonoro sotto rispetto alla destra.
Nelle versioni Urtext di questa sonata, come quella che ti mettiamo a disposizione, non è indicato alcun tipo di dinamica.
Il tipo di disegno, del tema e dell’accompagnamento, è molto lineare e aggraziato e suggerisce eleganza e delicatezza nella resa. Quindi ti suggerirei di mantenere una dinamica sul mp all’inizio.
Come ti dicevo prima, abbiamo due semifrasi simili, una che parte dal DO e l’altra più acuta che parte dal LA. Possiamo considerare la seconda frase come un rinforzo della prima, quindi la enfatizzeremo partendo con una sonorità leggermente superiore rispetto all’inizio.