Abbiamo parlato di epoca Barocca, di Classicismo ed oggi è arrivato il turno del pezzo da 90 per la musica pianistica e non solo: il periodo Romantico.
Dal punto di vista culturale, economico, politico ecc, si tratta di un momento di grandi cambiamenti, che cambiano profondamente l’animo e le abitudini delle persone e di conseguenza anche le loro necessità spirituali ed emotive.
In questo periodo la società progrediva spietatamente e si mirava alla radicale trasformazione tecnico-scientifica ed economica, che portava l’uomo all’alienazione e quindi alla conseguente ricerca di evasione. La musica aveva proprio questo scopo, anche perché il principale fruitore non era più l’uomo di corte, l’aristocratico, il ricco mecenate, il re ecc, ma il centro d’interesse si sposta tutto sulla borghesia.
Coloro che lavoravano allo sviluppo economico del paese, sentivano il bisogno di evadere e recuperare il contatto con il proprio mondo interiore: è per questo che alla musica di questo periodo viene dato un valore concettuale altissimo dai filosofi del tempo.
Come con la poesia e la letteratura romantica, anche con la musica l’uomo può recuperare il rapporto con se stesso e con la natura, i sentimenti umani vengono esaltati, l’immaginazione e l’esplorazione del proprio mondo interiore vengono incentivate.
Se nel Classicismo ancora in larga parte, come abbiamo visto nel video dedicato, ai compositori venivano commissionate le opere, nel periodo romantico, quel comporre libero secondo il proprio estro diventa la normalità.
C’è una vastissima riscoperta della musica antica e si sviluppa un attaccamento quasi morboso alla partitura, al manoscritto, alla volontà originaria del compositore.
La “fedeltà al testo” è un concetto che nasce proprio in questi tempi e va in grande contrasto con la pratica dell’improvvisazione e della libera interpretazione, l’aggiunta di abbellimenti e altro tipica dei periodi precedenti.
In epoca barocca, infatti, era dato per scontato che la parte scritta fosse spesso un canovaccio, una linea guida, sulla quale poi l’interprete gestiva a piacimento la propria esecuzione – ovviamente rispettando sempre la prassi esecutiva e il buon gusto.
Ora non è più così: Schumann, uno dei nomi di spicco del Romanticismo musicale, suggerisce in uno dei suoi scritti critici di mettere sempre a confronto le edizioni a stampa con i manoscritti, per evitare di incorrere in possibili errori; questo perché il focus si sposta completamente dal risultato o l’originalità dell’esecuzione alla genialità e inventiva del compositore.
Nasce anche la figura del musicista concertista, in contesti di recital simili ad oggi, ben diversi dai concerti di corte, durante i quali si mangiava, si ballava e si chiacchierava durante le esecuzioni, che fungevano da mero sottofondo.
Il pubblico si abitua a rimanere in silenzio e ascoltare concerti anche di due/tre ore, anche se c’è da dire che comincia ad essere un po’ viziato: con la riscoperta della musica passata, ci si disinteressa a quella contemporanea, così da arrivare ad una discrepanza fra il gusto del pubblico e le esigenze creative dei compositori.
Gli elementi caratteristici della musica di questo periodo sono:
Tantissime sarebbero le cose da approfondire sul repertorio non pianistico, sull’opera, sulla liederistica, sullo sviluppo della musica orchestrale ecc, ma in questo video, anche per questioni di tempo, voglio concentrarmi sul pianoforte.
Praticamente ogni salotto dei signorotti borghesi ospitava un pianoforte, cosa che permette alla musica di diventare attività quotidiana di moltissimi.
Lo strumento è nettamente perfezionato rispetto al passato, cresce nell’estensione, nella qualità del suono e l’approccio tecnico migliora grazie alla nuova azione del doppio scappamento.
Per la prima volta, nel 1855, la Steinway & Sons produce un pianoforte con il telaio metallico fuso in un solo blocco e con le cordiere sovrapposte, così nasce un pianoforte a coda da concerto dal suono pastoso e brillante allo stesso tempo.
Tutte queste migliorie portano all’interesse per la tecnica e per la didattica dello strumento: da qui numerosi autori si sono dedicati alla stesura di metodi per lo studio e pezzi virtuosistici, fra cui Liszt, Thalberg, Moscheles e così anche altri compositori. Se vuoi approfondire, ti lascio questo video (https://youtu.be/9ebvkOAnD7I)
Parallelamente nasce il cosiddetto “pezzo caratteristico“, che sarebbe un breve pezzo lirico, solitamente caratterizzato da un’intensa sentimentalità, spesso ricco di elementi virtuosistici, che però non sono il focus del pezzo.
Schubert è uno dei grandi nomi del momento: ha vissuto una vita brevissima, ma la sua produzione musicale è straordinaria in quantità e in bellezza, matura e intensissima.
Oltre alle sonate per pianoforte, nei suoi soli 31 anni, ha scritto vari pezzi caratteristici per questo strumento, fra cui gli Improvvisi e i Momenti musicali.
Sono composizioni in cui appare evidente l’infinita risorsa creativa di melodie di Schubert e al contempo la costante contrapposizione fra luce e ombra del suo animo romantico.
Senti questo estratto dalla Sonata in La minore D784, in cui in un momento estatico, intimissimo, si insinua un pensiero inquietante nelle armonie di eco in acuto, che sfocia in improvvisi accordi forti che però non sfogano tutta la tensione che si accumula sempre di più.
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Schumann è un altro compositore che rispecchia appieno il dualismo dello spirito romantico, dell’uomo costantemente diviso fra lo struggimento interiore e l’esplosiva passionalità.
La sua vita è stata influenzata pesantemente da un disturbo mentale che lo faceva riconoscere in due distinte personalità contrastanti: Eusebio, malinconico ed introverso e Florestano, esuberante e impetuoso.
Si vede nelle sue opere come Papillon, Carnaval, i Kinderszenen, i Kraisleriana. Raccolte o sequenze di pezzi anche brevissimi in cui l’espressività è concentrata al massimo e in un alternarsi di stati d’animo.
Ti faccio sentire due estratti dal Carnaval op. 9, intitolati proprio come i due personaggi che ti ho citato prima: la musica rispecchia perfettamente il loro carattere!
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Non possiamo non nominare Mendelssohn quando si tratta di pezzi dal carattere lirico: le sue Romanze senza parole sono esempi pulitissimi della scrittura romantica: temi intensi ed espressivi accompagnati ora con semplicità e naturalezza, ora con passione e incitamento.
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Questo stile compositivo si trova in molti pezzi di Chopin, la cui produzione si dedica quasi esclusivamente al pianoforte.
Chopin scrive pezzi di forma libera che raccoglie fra studi, preludi, improvvisi, ballate, notturni, scherzi e poi danze, walzer, mazurke, polacche e anche tre sonate e due concerti per pianoforte e orchestra.
La sua produzione nasce principalmente per l’ambiente del salotto, luogo ideale per coltivare il gusto per la leggerezza, la grazia, ma al contempo l’esibizione virtuosistica, anche se non sfocia mai in quella bravura trascendentale che ricerca invece Liszt.
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“Trascendentale” infatti la parola che Liszt aggiunge al titolo dei suoi principali studi per pianoforte.
Dopo aver sentito suonare Paganini, virtuoso del violino, a Parigi negli anni ’30 dell’ 800, Liszt viene illuminato e cerca di emulare quel virtuosismo, però al pianoforte.
Nella sua produzione, comunque, non mancano pezzi di ampio respiro, lirici e di grande intensità espressiva, per esempio questa Consolazione.
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Un discorso a parte è da fare su Beethoven, di cui già ho parlato velocemente nel video dedicato al Classicismo.
La crítica divide la sua vita e la sua produzione musicale in tre periodi distinti. Il primo di questi è caratterizzato dalle prime venti sonate per pianoforte, dai primi tre concerti per pianoforte e orchestra e dalle prime sinfonie.
Le sonorità e la struttura formale di queste opere è tipicamente classica e viene accostata ai modelli di Haydn, Mozart e Clementi.
Ma già dagli inizi del 1800 qualcosa nella sua musica comincia a cambiare, la forma dei pezzi diventa più elastica, le armonie cominciano a spezzare i limiti dell’armonia classica, i contrasti dinamici si acuiscono e sono sempre di più le zone di grande tensione drammatica nelle sue opere.
Insomma, gli elementi che caratterizzeranno poi il Romanticismo nascono proprio nelle pagine di Beethoven, soprattutto fra quelle scritte nei suoi ultimi 10 anni di vita.
Il peggioramento graduale del suo udito lo ha spinto a passare quest’ultimo periodo in quasi totale isolamento.
La musica che elabora in solitudine lascia ampio spazio al lirismo dei temi, all’uso espressivo delle cellule ritmiche, alla scelta dell’uso frequente dei registri estremi del pianoforte, alle progressioni cromatiche.
Le ultime cinque sonate e le variazioni Diabelli sono il lascito pianistico di quest’ultima fase compositiva di Beethoven.
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Di modello beethoveniano, c’è Brahms che abbina ai procedimenti compositivi tradizionali (fra cui la forma e la struttura delle frasi), l’ispessimento delle sonorità, ispirate alla pienezza dell’orchestra.
Oltre alle sonate, ai valzer e altro, anche Brahms ha scritto moltissimi pezzi brevi, rapsodie, ballate, capricci, romanze, intermezzi.
Importantissime nella sua produzione pianistica sono le op. 116, 117, 118 e 119.
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Impara tutto ciò che devi sapere sulla Sonata in Do Maggiore di Mozart, un brano iconico del periodo classico. In questo corso avrai un tutorial passo passo e imparerai non solo a suonare il brano ma anche come superare le difficoltà tecniche sparse in tutto il pezzo con tecniche di studio super efficaci.