Il pezzo comincia in levare, aggiungendo quindi una frazione di battuta 0 alla prima vera battuta.
Infatti, il pezzo è in 3/8, e la nostra battuta iniziale di levare vale solo 1/8. Considera che questi due sedicesimi sono il terzo battito della battuta aggiuntiva, quindi non hanno un accento.
Il primo vero accento è sul MI di battuta 1 e queste due note preliminari servono solo a portare a quella nota.
L’alternanza di MI-RE# si ripete per più volte e la troveremo spesso nel pezzo. Quindi è bene darle un significato, in modo che non diventi un esercizio scolastico più simile all’Hanon.
Ammettendo che questo pezzo sia stato dedicato ad una donna, poco importa l’identità effettiva e ammettendo che se un uomo nell’800 dedica un proprio pezzo ad una donna è molto probabile che ne sia innamorato, attratto, o quantomeno abbia un interesse verso di lei, in questa ripetizione ridondante e quasi alienante di due note così vicine, possiamo vedere un’ossessione, un tormento, un ritornare costantemente su un pensiero fisso, cosa che si addice ad una fase dell’innamoramento.
Un’altra cosa da considerare è il legame fra MI e RE#. La distanza fra le due note è di semitono: una distanza piccolissima, la più piccola che troviamo nel pianoforte e che implica una naturale attrazione fra le due note. Un’unione fatale.
Altro aspetto simile a questo ambito è la tonalità. Siamo in LA minore, ma il pezzo si apre con MI, e poi RE# che c’entra in LA minore? Non fa parte della scala.
Tutti questi MI non sono altro che il quinto grado di LA minore e, se non lo sai già, il quinto grado è la tensione massima, che per risolvere, deve tornare al primo grado. Quindi anche qui una dipendenza totale fra due note. MI e LA.
Allora, rivedendo quello che ho detto poco fa, possiamo pensare a tensione, incertezza, dubbio su quei MI che portano inesorabilmente al LA, il nostro punto d’arrivo. E quei RE# quindi? E’ difficile da immaginare al pianoforte, perché vediamo due tasti separati, ma quei RE# sono delle vibrazioni del MI. Immagina un violino che suona questo passaggio: ha solo bisogno di spostare leggermente il dito per alterare l’intonazione della nota, come quando vibra. Quindi, tutto questo passaggio è infine un lungo MI, che viene tirato a tal punto da vibrare fino al RE#, per poi risolvere finalmente sul LA.
Questa è una mia interpretazione che nasce da alcune letture e alcuni passaggi simili che ho trovato in altra musica, altri autori, molto spesso proprio nella musica per archi. In ogni caso mi sembra uno spunto valido per dare un senso a quest’alternanza di note, che può facilmente scadere nella banalità.
Il primo accento, come ti dicevo prima, è sul MI della battuta 1, ma il vero punto di arrivo è il LA di battuta 2, in cui confermiamo la tonalità d’impianto.
Questo intervento della mano destra, entra praticamente in medias res, senza un’introduzione, come se arrivasse dal nulla. La dinamica infatti è di pp, immagina che questo MI-RE# già stia suonando da un po’, ma sia troppo lontano per essere sentito, mano a mano si avvicina e cominciamo a percepirlo.
Puoi usare 5-4 su MI-RE# solo se ti aiuti con una leggera rotazione dell’avambraccio, senza articolare mignolo e anulare separatamente, che ti farebbe perdere il controllo sulla qualità del suono e stancarti molto presto. In alternativa, puoi usare 3-2 per poi mettere 1-4-3-1 sulle note successive.
Gli arpeggi successivi della mano destra, non sono complicati, ricordati solo di sentire sempre bene il contatto del dito sul tasto e di accompagnare lo spostamento con un impulso di rotazione, che ti aiuta anche ad essere reattivo nello spostare la mano nella nuova posizione.
Ricordati anche che una volta che hai suonato la nota successiva, devi lasciare andare la precedente e la sua relativa posizione. Stessa cosa, con ancora più attenzione, quando hai il salto d’ottava MI-MI a battuta 4. Da qui il passaggio si ripete come hai già visto, con la differenza delle ultime note della destra a battuta 7, dove puoi mettere 1-5-4-3. Da qui, il ritornello ti riporta da capo, rispettando sempre la struttura del 3/8.
La mano sinistra presenta due arpeggi che si ripetono: LA-MI-LA, 5-2-5 e MI-MI-SOL#, 5-1-2, in cui vale sempre il discorso fatto prima per gli arpeggi della destra. Non devi tenere le note, né la loro posizione, quindi sposta la mano aiutandoti con la rotazione, specialmente nel secondo arpeggio, in cui dovrai scavalcare il pollice con il secondo dito.
L’insieme delle due mani è molto semplice. Fai in modo che gli arpeggi della sinistra concorrano a quelli della destra, quasi come se fosse un’unica mano che esegue tutte le note, senza stacchi o accenti particolari e rispettando le pause.
Nella versione che ti mettiamo a disposizione, sono anche segnate le pedaleggiature: praticamente hai da cambiare il pedale ad ogni nuova armonia, che corrisponde ad ogni battuta.
Eccezione per il tema in solitaria della destra, che deve essere pulito e senza pedale.