Ecco la definizione di tonalità in musica che trovi su Wikipedia:
Proviamo a dare una spiegazione più chiara:
Avrai sicuramente sentito dire “questo brano è in Sol maggiore, o Do minore…”.
Significa che all’interno del brano troverai per la maggior parte del tempo note e accordi che appartengono alla scala di Sol maggiore, Do minore e così via.
Questo non vuol dire che in una composizione troverai solo le 7 note della scala di questa tonalità ma che saranno maggiormente presenti. All’interno di un pezzo spesso avviene una cosa chiamata “modulazione”. Niente di strano, semplicemente avviene un cambio di tonalità. Quindi a un certo punto non si useranno più solo le note appartenenti alla tonalità di impianto (quella definita dallo spartito) ma anche di altre tonalità su cui il brano si sarà spostato.
Non è ancora chiaro immagino…
Nessun problema, è normale. Per capire al massimo il concetto di tonalità di un brano devo spiegarti alcuni concetti di armonia.
Tutta la musica che ascoltiamo normalmente è definita come musica tonale. Che sia musica classica, pop, jazz, funk o disco è tutta musica i cui suoni ruotano attorno a un centro, una nota chiave chiamata centro tonale.
Prendiamo la scala maggiore come esempio:
Questa è la scala maggiore di Do con tutti gli intervalli che la caratterizzano.
Come dovresti ormai sapere la nostra ottava è divisa in 12 suoni equidistanti tra di loro, per la precisione distanti un semitono.
Utilizzando la formula per la costruzione della scala maggiore è facile trovare tutte le note della scala.
Abbiamo la relazione tra le note consecutive
Tono – Tono – Semitono – Tono – Tono – Tono – Semitono
E la relazione tra la prima nota della scala che dà appunto il nome alla scala stessa e le seguenti note:
Prima – Seconda maggiore – Terza maggiore – Quarta giusta – Quinta Giusta – Sesta maggiore – Settima maggiore
Se però cambiamo la prima nota da cui partiamo ad applicare queste due formule otteniamo le altre scale maggiori, con note differenti.
La cosa importante da capire è questa:
Anche se le note sono differenti la relazione che c’è fra le singole note e la relazione che c’è tra ogni nota e la prima non cambia.
E questo perché abbiamo utilizzato la stessa formula!
In questo sistema musicale chiamato “sistema tonale” ognuna di queste note ha una funzione diversa:
Prima Nota (Do) – Tonica
È chiamata tonica e dà il nome alla scala e di conseguenza alla tonalità. È la nota da cui tutto parte e tutto ritorna, dà un senso di stabilità e arrivo
Seconda Nota (Re) – Sopratonica
È chiama sopratonica perché si trova sopra la tonica
Terza Nota (Mi) – Modale/Mediante o Caratteristica
Si chiama modale perché definisce il “modo” della scala, cioè modo minore o modo maggiore. Se la terza nota è una terza maggiore avremo un modo maggiore, se invece è una terza minore (come nel caso delle scale minori) avremo un modo minore.
Quarta Nota (Fa) – Sottodominante
Si chiama sottodominante perché si trova prima della nota successiva che si chiama appunto… Dominante!
Quinta Nota (Sol) – Dominante
Questa nota è chiamata Dominante e senza questa nota la musica sarebbe piatta. È la nota più importante di tutte insieme alla tonica. Grazie alla tensione che riesce a creare in relazione alla tonica ci fa percepire il discorso musicale come in continuo sviluppo ed evoluzione.
Sesta Nota (La) – Sopradominante
Facile da capire, è la nota che si trova sopra la dominante, il sesto grado della scala maggiore.
Settima Nota (Si) – Sensibile
È un’altra nota molto importante. Si chiama Sensibile quando è distante un semitono dalla Tonica come nel caso della scala maggiore, minore armonica e melodica. Si chiama invece Sottotonica quando è distante un tono dalla tonica come nel caso della scala minore naturale.
Dunque in ogni scala maggiore abbiamo queste sette note, con questi sette nomi e ruoli fondamentali.
Cambiando la prima nota e applicando la formula per ottenere la scala maggiore cambiamo anche tonalità e la tonalità prenderà il nome dalla nota di partenza (cha abbiamo visto si chiama tonica) e il “modo” della scala quindi maggiore o minore.
Se ancora non è chiaro il modo in cui ho ricavato le scale guarda questa animazione. Questa è una matrice con in sequenza i 12 semitoni che rappresentano la nostra ottava. I quadrati in grigio sono i tasti neri del pianoforte, le note con diesi e bemolle.
Ho creato questo “stampo” che mostra solo le note che rispettano le distanze date dalla formula della scala maggiore con i rispettivi nomi dei gradi. Spostandola trovi le note di ogni scala maggiore.
Se vuoi nella pagina della lezione puoi scaricare i file per stampare e ritagliare questo “righello” delle scale maggiori.
Abbiamo quindi in pratica 12 scale maggiori che determinano 12 tonalità, una per ogni tasto del pianoforte e ognuna di queste tonalità avrà sette note con un ruolo diverso.
Ogni nota avrà una specie di forza di attrazione verso le altre e questa specie di magnetismo ci aiuta a creare delle melodie per le nostre composizioni.
La tonica è come abbiamo detto una nota di arrivo, che indica stasi, stabilità un senso di ritorno a casa.
È importante definire la tonica perché venga a crearsi questa forza di attrazzione delle note verso altre della scala o la tonica.
Poi abbiamo visto la dominante, la quinta nota che tende a risolvere la sua tensione direttamente sulla tonica.
Il settimo grado, la sensibile, tende a spostarsi verso l’ottava che è sempre una tonica.
Anche il terzo grado, la modale, ha una propensione a spostarsi verso la tonica anche se con una forza minore rispetto alle altre.
La quarta, la sottodominante, ha una propensione ad appoggiarsi alla terza.
La sopradominante invece tende ad essere seguita dalla dominante.
Infine la seconda, la sopratonica, risolve la sua piccola tensione sulla tonica.
Come hai visto e sentito molte delle sette note della scala vogliono “tornare a casa”, dalla tonica. Alcune note sono più distanti di altre. Una volta stabilita la tonica, se vengono suonate creano maggiore tensione.
Immagina una frase musicale con note di una scala come il movimento di una palla. La mano rappresenta la tonica e il punto più alto, la dominante. In mezzo avremo le altre note con una diversa propensione a risolvere sulla tonica. Maggiore sarà l’altezza più alta sarà la forza di attrazione verso la tonica.
Queste regole non sono state inventate dal nulla da nessuno, è la natura di questo sistema musicale a creare queste regole che possono essere seguite o meno.
La bravura di un compositore sta proprio nel combinare tra loro tutte le regole dell’armonia per creare un continuo gioco di tensione e risoluzione, accendere l’interesse nell’ascoltatore, creare delle aspettative e poi sorprenderlo.
Per fare questo però non ci avvaliamo solo delle melodie, ma anche degli accordi creati partendo dalla scala. Per capire questo parliamo armonizzazione della scala.
Armonizzare una scala vuol dire costruire un accordo per ogni grado della scala che contenga solo note della scala.
Per costruire un accordo bisogna sovrapporre due intervalli di terza, a livello grafico basta saltare una nota.
Prendiamo il solito esempio in Do:
Partendo da ogni nota avremo:
Anche questi accordi prenderanno il nome dalle note da cui sono generati, per esempio il primo sarà un accordo di tonica, il quinto invece un accordo di dominante.
Ascolta la scala e la sequenza di accordi
Ecco quindi quale sarà la sequenza di accordi utilizzabili in una tonalità maggiore. Mentre i numeri arabi li utilizziamo per indicare i gradi della scala, i numeri romani vengono usati per indicare gli accordi di questi gradi:
I numeri romani indicano ora gli accordi della scala e non le singole note.
E come prima questa sequenza di accordi varrà per ogni tonalità.
Come per le singole note anche questi accordi avranno una loro propensione a spostarsi verso alcuni accordi in particolare.
È così che vengono create le successioni di accordi più famose.
La più importante e famosa di tutte è la Cadenza Perfetta per fare un esempio. (video dell’orchestra)
Viene utilizzata praticamente sempre per i finali, la progressione è V – I. Come detto prima la dominante tende a risolvere sul primo grado.
La cadenza V-I può però essere preparata da altri due accordi: il II o il IV dando vita ad altre due progressioni armoniche famose:
IIm-V-I Utilizzatissima nel jazz
IV – V -I Utilizzatissima nel pop
Grazie a moltissime regole dell’armonia si possono creare tantissime successioni di accordi con cui vengono composti ogni giorno migliaia di brani.
Tutto quello che abbiamo visto fino ad ora può essere applicato allo stesso modo alle scale minori creando altrettante tonalità minori che avranno una sonorità più cupa, in un certo senso triste.
Ora dovresti aver capito bene il concetto di musica tonale e di tonalità. Quindi ora scopriamo tutto quello che serve sapere sulla tonalità al pianoforte.
Conoscere la tonalità di un brano è importantissimo per prevedere da quali note e accordi sarà maggiormente composto.
Associando a una tonalità maggiore o minore le 7 note della scala corrispondente e i 7 accordi abbiamo un controllo maggiore nella lettura dello spartito.
Per i musicisti pop, rock e jazz conoscere la tonalità è fondamentale per avere una visione chiara degli accordi che contiene il brano e sapere in anticipo che scale accordi utilizzare per accompagnare e improvvisare.
Nello spartito la tonalità è indicata con l’armatura in chiave.
L’armatura in chiave è costituita da tutti i diesis e i bemolle presenti nella scala della tonalità. Per indicare la tonalità dopo la chiave di violino e prima dell’indicazione della metrica si inseriscono in ordine i diesis o i bemolle della scala.
Per esempio la scala di Do maggiore non ha nessuna alterazione in chiave perché è una scala dove tutte le note sono naturali, non ci sono tasti neri per intenderci quindi diesis o bemolle. Non troverai nessun diesis o bemolle in chiave nei pezzi in Do maggiore.
In tonalità di Sol maggiore avremo solo un diesis in chiave, il Fa#, perché la scala di Sol maggiore contiene il Fa#.
Nella tonalità di Fa maggiore invece avremo un bemolle, il Sib, perché la scala di Fa maggiore contiene il Sib.
Per ogni tonalità maggiore o minore avremo quindi diesi e bemolle in chiave a seconda della scala della tonalità e l’obiettivo principale di un pianista è naturalmente conoscere e imparare tutte le scale maggiori e minori e memorizzarne le alterazioni cioè i diesis o bemolle che contengono in modo da individuare subito la tonalità di un brano indicata in chiave.
Abbiamo 15 tonalità maggiori e 15 tonalità minori per un totale di 30 tonalità che possiamo utilizzare su uno spartito.
“Giuseppe ma le note del pianoforte non erano 12? Quindi perché ci sono 15 tonalità?”
Sai bene però che alcuni suoni anche se con nomi diversi sono identici, sono chiamati omofoni e creano tonalità omologhe: Do#-Reb, Re#-Mib, Fa#-Solb, Sol#-Lab, La#-Sib, Dob-Si…
Per questo a livello uditivo e puramente pratico al pianoforte le tonalità sono 12 maggiori e 12 minori.
Per motivi legati alla scrittura musicale però, soprattutto nella musica classica puoi trovare 15 tonalità maggiori e 15 minori.
Approfondimento:
Se volessimo spremere le meningi un po’ mancano queste tonalità con i diesis:
Sol# Maggiore / Mi# minore – 6 diesis + 1 doppio diesis in chiave
Re# Maggiore / Si# minore – 5 diesis + 2 doppi diesis in chiave
La# Maggiore / Fa doppio # minore – 4 diesis + 3 doppi diesis in chiave
Mi# Maggiore / Do doppio # minore – 3 diesis + 4 doppi diesis in chiave
Si# Maggiore / Sol doppio # minore – 2 diesis + 5 doppi diesis in chiave
Mancano inoltre altrettante tonalità con doppi bemolle!
Leggere queste tonalità in uno spartito sarebbe un delirio e non ha nessun senso. È solamente un labirinto di teoria e nomencaltura delle note.
Sono infatti tonalità puramente teoriche.
Se però dovessi appassionarti alla musicologia potrai approfondire ancora di più questi concetti che non sono però utili a livello pratico.
Come hai visto dopo la chiave si inseriscono sulle righe e spazi corrispondenti le alterazioni che appartengono alla scala.
Voglio spiegarti nelle regole di scrittura musicale come si indicano le alterazioni in modo corretto.
Nel caso dei diesis l’ordine di scrittura è Fa# – Do# – Sol# – Re# – La# – Mi# – Si# e vanno scritti partendo dall’alto verso il basso e rispettando il gruppo 2-3-2.
Nel caso dei bemolle l’odine in cui scriverli è Sib – Mib – Lab – Reb – Solb – Dob – Fab e vanno scritti partendo dal basso e rispettando il raggruppamento 2-2-2-1.
Naturalmente lo studio delle scale è fondamentale e ti permette di conoscere a memoria quali sono le alterazioni di ogni tonalità conoscendo appunto le note che compongono le scale.
I due ordini con cui scrivere su spartito le alterazioni però ci aiutano a ricordare quali e quante alterazioni ha una scala.
Prendiamo il primo ordine: Fa, Do, Sol, Re, La, Mi e Si.
Queste note sono una successione di intervalli di quinte giuste ascendenti che fondamentale da imparare a memoria.
Il Do è la quinta giusta di Fa, il Sol è la quinta giusta di Do e così via.
Le prime due a sinistra della riga sono due tonalità col diesis (Fa# e Do#), le altre sono naturali. Sotto vedi la numerazione che parte dal Sol, la prima tonalità a destra della riga, con 1 e si conclude sul Do# con 7.
Questi numeri indicano quanti diesis ha la tonalità corrispondente.
Facciamo un esempio.
Voglio sapere quali e quanti diesis ha la tonalità di LA maggiore.
Prendiamo il secondo ordine: Si, Mi, La, Re, Sol, Do, Fa
Queste note sono una successione di intervalli di quarte giuste ascendenti. Anche questa è da imparare a memoria e c’è un piccolo trucchetto.
Pensa ai cinesi che copiano i prodotti occidentali e li vendono a basso costo: Similare soldo fà!
Interpreta lo schema allo stesso modo:
Voglio sapere quali e quanti diesis ha la tonalità di Reb maggiore.
C’è un altro strumento fondamentale per un musicista che è utile per individuare quali e quante alterazioni ha una tonalità e si chiama circolo delle quinte.
È un cerchio che rappresenta le 12 note disposte, secondo l’ordine orario, per quinte giuste ascendenti.
In senso antiorario invece abbiamo quarte ascendenti (o quinte discendenti).
L’intervallo di quinta giusta è un intervallo importante. Abbiamo visto che rappresenta la posizione della dominante rispetto alla nota di partenza (la tonica), ma oltre a questo è l’intervallo che suona in modo più naturale per l’orecchio umano.
Questo cerchio è molto utilizzato per riconoscere e stabilire regole di armonia, per esercitarsi ecc. Insomma ha moltissimi significati nella teoria musicale che magari approfondirò in altre lezioni.
La cosa che ci interessa di più è che partendo dal Do e rispettando questo ordine abbiamo un ordine crescente di diesis in chiave e poi un ordine decrescente di bemolle. È una rappresentazione molto chiara delle tonalità
Puoi scaricare un’immagine ad alta risoluzione del circolo delle quinte. Puoi stamparlo in un cartellone o usarlo come screensaver per ripassare le tonalità e gli intervalli di quinta giusta.
Ora che abbiamo approfondito la teoria dietro il concetto di tonalità vediamo alcuni aspetti pratici.
Come hai visto la tonalità è indicata sullo spartito dall’armatura in chiave, tutti i diesis e bemolle presenti dopo la chiave.
Dopo aver memorizzato quali e quanti diesis o bemolle ha una tonalità potrai individuarla immediatamente su qualsiasi spartito.
Ci sono moltissimi casi in cui la tonalità è espressa proprio nel titolo della composizione. Questo accade spesso nei pezzi classici.
Pensa a questi titoli:
La tonalità è già decisamente chiara.
Ci sono però dei trucchi che rendono più facile tutto questo.
Ecco il procedimento:
Ecco il procedimento:
Fai attenzione! Non tutti i pezzi iniziano e finiscono con la stessa tonalità. A volte come già ho accennato avvengono delle “modulazioni”, cioè dei cambi di tonalità momentanei o definitivi.
In questo caso troverai una nuova armatura in chiave sullo spartito e spesso capita che chi legge lo spartito non se ne accorga.
Magari un pezzo passa da Mi maggiore a La maggiore e la differenza è di solo un diesis (da 4 a 3) quindi la variazione sullo spartito a volte sfugge all’occhio quindi ti ritroveresti a leggere una nota sbagliata per tutta la parte del brano nella nuova tonalità.
Prima è necessario capire il concetto di tonalità relativa minore.
Abbiamo già visto nel circolo delle quinte che ad ogni scala maggiore corrisponde una scala minore che ha le stesse note e le stesse alterazioni.
Nel primo pentagramma c’è la scala di Do maggiore.
Se partiamo dal sesto grado (sopradominante) e suoniamo le stesse note otteniamo la scala minore naturale di La.
La nuova tonica sarà il La, e i ruoli delle note successive rispetteranno quello visto prima. Abbiamo una nuova tonalità, in questo caso la tonalità di La minore.
Questo naturalmente vale per tutte le tonalità. Ad ogni tonalità maggiore corrisponde una relativa minore che si trova sul sesto grado della scala maggiore.
Nell’immagine vedi la lista di scale e quindi tonalità relative.
Quindi come facciamo se per esempio troviamo uno spartito senza nessun alterazione a capire se il brano è effettivamente in Do maggiore o La minore?
Ci sono diverse strade:
I brani spesso si concludono sull’accordo di tonica che rappresenta di conseguenza la tonalità. Se quindi trovi un accordo finale o un arpeggio di Do maggiore il brano sarà in Do maggiore, se invece trovi l’accordo di La minore il pezzo sarà in La minore.
Se nella melodia trovi solo note che appartengono alla scala di Do maggiore, probabilmente è un pezzo in Do maggiore.
Ti potrebbe capitare di trovare nei pezzi in tonalità minore delle note che non appartengono alla scala minore naturale. A volte queste note sono passaggi cromatici o abbellimenti, ma in molti casi potrebbe essere la sesta minore della tonalità minore.
Mi spiego meglio.
Se un pezzo è in la Minore o Do maggiore non essendoci alterazioni, non dovresti mai trovare note con diesis o bemolle. Possono appunto esserci come note di abbellimento, ma se trovi un Sol# e sei in dubbio se questo pezzo sia in Do maggiore e La minore considera l’ipotesi che sia in La minore.
Questo perché il Sol# è una nota che appartiene alla scala La minore armonica.
Nelle tonalità minori non si definisce la tonalità sempre e solo con la scala minore naturale, ma anche con la scala minore melodica e armonica che tratto in modo approfondito nel corso sulle scale maggiori e minori.
Come sai un brano in tonalità maggiore suona più felice mentre un brano in tonalità minore tende a suonare più cupo o più triste. Quindi affidati anche all’orecchio se hai dei dubbi sull’effettiva tonalità del pezzo.
Bene, questo è tutto ciò che è importante sapere sulla tonalità. Spero tu abbia capito bene i concetti teorici e l’importanza dello studio delle scale maggiori e minori.
Se il video e la lezione ti sono piaciuti fammelo sapere con un commento al video su YouTube, se hai dubbi o domande commenta il video o scrivimi a pianosegreto@pianosegreto.com.
Se pensi di non conoscere le scale maggiori e minori abbastanza bene ti invito a dare un’occhiata al corso sulle scale di Piano Segreto dove insegno un metodo di studio molto efficace per imparare a suonare e memorizzare tutte le scale maggiori e minori in tutte le tonalità con esercizi progressivi, visualizzazione della tastiera, ascolto e improvvisazione.