Cos’è l’interscambio modale

In questa lezione di armonia jazz/moderna parliamo di una tecnica di sostituzione armonica molto importante, l’interscambio modale.

Cos'è l'interscambio modale?

Quando in una progressione armonica, formata da accordi diatonici, inseriamo un accordo preso in prestito da un’altra scala parallela è avvenuto un interscambio modale.

Mi spiego meglio.

Nelle prime lezioni del corso di armonia abbiamo visto gli accordi costruiti sulla scala maggiore e la loro funzione.

Nella parte in cui ci siamo invece concentrati sulle tonalità minori abbiamo visto come le scale minori generano una serie di accordi differenti.

Ecco, se siamo in Do maggiore e nella nostra progressione armonica compaiono accordi che derivano invece dalla scala parallela minore, quindi Do minore, è avvenuto un interscambio modale.

Nell’immagine puoi vedere le due armonizzazioni a confronto.

Quando avviene un interscambio modale, gli accordi in prestito sono momentanei per questo non si tratta di una vera e propria modulazione, cioè un cambio di tonalità in quella minore, ma di una contaminazione della sonorità che per un momento ci dà l’illusione di essere minore.

I sette accordi della tonalità maggiore vengono così arricchiti da nuovi colori e sfumature espressive date dagli accordi della scala minore.

I prerequisiti per l'interscambio modale

La maggior parte delle volte in cui troveremo un interscambio modale in un pezzo maggiore, questo sarà avvenuto tramite la scala minore naturale. Se la confrontiamo con la maggiore, vedremo che le note differenti sono: la terza che definisce se la scala è maggiore o minore, la sesta e la settima che nella scala minore naturale sono minori.

In teoria sarebbe possibile prendere in prestito accordi da qualsiasi scala parallela, che quindi ha la stessa tonica: dorico, frigio, lidio, misolidio eolio e locrio. 

Ogni scala avrà specifiche differenze rispetto alla scala maggiore di partenza e questo comporterà spostamenti di sonorità sempre più caratteristici.

Le possibilità sono tantissime e portare all’estremo l’interscambio modale prendendo accordi da tutte le parti è sicuramente possibile e per comporre i nostri brani potrebbe essere interessante provare soluzioni magari inusuali. 

Questa enorme quantità di possibilità rende questa tecnica come un qualcosa di troppo libero, o arbitrario e questo fa sì che ci sia un alto grado di soggettività. Ho fatto un interscambio modale oppure sono praticamente uscito troppo dalla tonalità di partenza e sono nella scala parallela?

Per dare una direzione a questa tecnica e giustificare il fatto che prendiamo in prestito accordi qualsiasi da una scala qualsiasi parallela, dobbiamo cercare di sostituire accordi con una certa funzione con accordi paralleli con la stessa funzione.

Quindi tonica per tonica, sottodominanti per sottodominanti e dominanti per dominanti.

Esempi nel II V I

Se abbiamo una progressione II V I in una tonalità maggiore (D-7 G7 Cmaj7) e vogliamo sostituire il II grado dobbiamo ricordarci che appartiene alla famiglia delle sottodominanti.

Nelle lezioni sui ruoli delle scale minori abbiamo visto che ci sono molti accordi con funzione di sottominante tra le varie scale minori parallele. Per esempio il IV-7 della scala minore naturale è appartiene alla famiglia delle sotto dominanti, così otteniamo:

interscambio modale

Un’altra soluzione potrebbe essere il II-7b5 dalla scala minore armonica con questo risultato:

interscambio modale

Operando in questo modo preserviamo l’armonia funzionale, ogni accordo svolge la stessa funzione di prima ma producendo un colore differente, in questo caso minore.

Regole semplificate

Dobbiamo però considerare due regole:

1. Modificare l’accordo di tonica potrebbe confondere la percezione dell’ascoltatore, siamo in maggiore o minore? È stata dichiarata la tonalità parallela?

Per questo motivo si evita di cambiare gli accordi con funzione di tonica ma è comunque possibile.

2. Cambiare la natura dell’accordo di dominante (V7) eliminerebbe la cadenza V-I (e la quinta discendente conseguente) che definirebbe la tonalità maggiore

Per questi due motivi gli accordi che si prestano maggiormente alla creazione di varietà sonora con l’interscambio modale sono gli accordi con funzione di sottodominante.

Nelle prossime lezioni andremo più a fondo con l’interscambio modale o “accordi in prestito” vedendo i casi specifici di sostituzioni dalla scala minore naturale.

Nel frattempo rivediamo i punti chiave:

  1. L’interscambio modale consiste nell’inserire accordi da una scala parallela (che ha la stesso tonica).
  2. Questi accordi hanno una durata breve e inseriscono il colore dato dalla scala di provenienza, non si tratta di una vera e propria modulazione.
  3. È importante cercare di mantenere inalterata la funzione degli accordi nel momento dell’interscambio modale.
  4. La scala minore naturale e minore armonica sono le più utilizzate nel jazz e nel pop per effettuare l’interscambio modale ma possiamo utilizzare qualsiasi scala.
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