Cos'è lo "Scherzo"?
Oggi ancora una volta parliamo di forme musicali e ti spiego che cos’è lo scherzo.
Dal minuetto…
Se hai visto il video dedicato alla suite di danze, che in caso trovi cliccando qui, ti ricorderai del minuetto, danza di origine francese caratterizzata da due parti dal carattere contrastante.
Se con il termine “scherzo” nel ‘600 venivano indicati brevi brani a più voci dall’atmosfera vivace e popolare, dalla fine del ‘700, questo diventa praticamente l’evoluzione del minuetto, sostituendolo poi completamente.
… allo Scherzo
Lo scherzo infatti è in tempo ternario come il minuetto, formato da una prima sezione e una seconda sezione chiamata “trio”. Il carattere della prima parte è brillante, il tempo è veloce e spigliato, mentre il trio è generalmente più lirico e cantabile e differisce anche per la tonalità: se la tonalità d’impianto dello scherzo è minore, il trio sarà maggiore o viceversa.
Dato lo stile dinamico e movimentato, nel corso dell’Ottocento, lo scherzo acquisisce la sua posizione d’onore nei terzi tempi di sonata, sinfonia o quartetto d’archi per smorzare la tensione creatasi nel primo tempo in forma sonata (cos’è la forma sonata? Lo trovi qui), generalmente lungo ed impegnativo da ascoltare, e nel secondo tempo, di solito lento e molto carico emotivamente.
Se il primo tempo è molto lungo, qualche autore saggio ha scelto di anticipare lo scherzo e piazzarlo al secondo movimento: così ha fatto Beethoven nella famosissima Sinfonia no.9: l’”Allegro ma non troppo” iniziale, drammatico e molto denso, è seguito dal “Molto vivace” dello scherzo, scorrevole e fluido anche nella sua struttura fugata.
Lo Scherzo di Beethoven
Lo scherzo appare già in alcune composizioni di Haydn, per esempio nei Quartetti per archi op. 33, ma è proprio con Beethoven che diventa una presenza costante, non solo nelle partiture orchestrali, ma anche nella musica pianistica.
Per esempio, nella Sonata op.2 no.3, la famosa “sonata delle doppie terze”, al terzo tempo troviamo uno scherzo vivacissimo e brioso.
La prima parte, in DO Maggiore, è caratterizzata da una scrittura contrappuntistica, in cui il tema entra a ripetizione nelle varie voci e tutti gli elementi si incastrano perfettamente.
Il Trio centrale, invece, è improvvisamente in DO minore e presenta arpeggi furiosi e un’atmosfera decisamente più drammatica.
Alla fine del trio, torna lo scherzo da capo che porta poi alla coda, quindi la struttura si mantiene proprio come nel minuetto: ABA.
Clicca qui se non riesci a visualizzare la partitura
Lo Scherzo di Brahms
Leggermente diversa e più simile al rondò è la struttura dello Scherzo op.4 di Brahms.
Si tratta di un’opera giovanile in cui è evidente proprio l’impulsività, la passione del giovane Brahms. Qui abbiamo due trii e le sezioni si susseguono nell’ordine ABACA
La prima sezione è in MIb minore ed è caratterizzata da questa particella di quattro note veloci che continua a ripetersi e da un tema pesante, ossessivo e molto drammatico.
Il primo Trio, in MIb Maggiore, porta un po’ di leggerezza alla gravità di prima, con un tema in ottave brillante e scorrevole e risulta particolarmente giocoso per la presenza massiccia di sincopi.
Un’interruzione di quattro battute e torna il dramma infernale dello scherzo iniziale.
Poi si apre il secondo Trio, in uno slancio di espressività e pathos.
Questa volta siamo in SI Maggiore, ma c’è un gioco di cromatismi e modulazioni talmente intenso che ci si allontana molto da questa tonalità.
Ed ecco che, reintrodotto gradualmente con la cellula tematica iniziale, ritorna per l’ultima volta la parte iniziale.
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Lo Scherzo di Chopin
Parlando di forme musicali, quando si nomina Chopin, ci si trova sempre a dire che stravolge ogni struttura formale e concettuale. Così è per il preludio, per lo studio.. E così è anche per lo scherzo.
Per quanto riguarda la struttura, gli scherzi di Chopin non seguono regole, quanto più che altro esigenze espressive e si dà tantissimo spazio alla melodia.
Infatti, prendendo ad esempio lo Scherzo no. 2, vediamo una quantità di temi davvero sorprendente, ci sono tantissime sezioni molto diverse fra loro, che non seguono necessariamente una struttura particolare.
Lo scherzo si apre in SIb minore con un tema misterioso e drammatico, con due particelle fortemente contrastanti.
Poi una seconda sezione in REb si dispiega in arpeggi e in un tema di grande apertura e slancio emotivo.
Segue una sezione dall’atmosfera completamente diversa, più riflessiva, in LA Maggiore. Subito dopo un tema ancora diverso con queste terzine di riempimento ricche di semitoni.
Il tutto sfocia in una parte ancora nuova, in Mi Maggiore.
Dopodiché Chopin rielabora tutti gli elementi esposti e combiandoli fra loro magistralmente.
Molti altri autori che non ho citato si sono cimentati nella stesura di studi dall’800 in poi, fra cui Schumann, Mendelssohn, Brahms e moltissimi nel ‘900, come Skrijabin, Rachmaninoff, Bartòk, Ligeti ecc. e tutti rielaborano in maniera molto personale l’idea di “studio”.
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