Diteggiatura al pianoforte: non lasciarla al caso!
E’ molto facile che per pigrizia abbandoniamo la mano a se stessa quando si tratta di diteggiatura, parlo anche per me! Ma dobbiamo metterci in testa che scegliere la diteggiatura al pianoforte è un aspetto fondamentale dello studio, che non va lasciato al caso.
Con l’esperienza poi, ovviamente risulterà naturale che la mano si disponga già da sola in modo efficace perché passaggi simili si risolvono con diteggiature simili, però anche per i più avanzati, ci sarà sempre quel passaggio “rognoso” che richiede più attenzione.
Considera la struttura della mano
Le dita deboli: anulare e mignolo
Nella scelta della diteggiatura, tieni sempre presente la struttura della mano: alcune dita sono più deboli per natura, altre sono più stabili e garantiscono la solidità della posizione.
Quarto e quinto dito sono più deboli: buona regola è evitare di dare a queste due sole dita passaggi ripetitivi in cui si alternano.
Nel famosissimo pezzo di Beethoven “Per Elisa”, per esempio, puoi usare 4-5 nelle prime note solo se accompagni il movimento delle dita con quello di tutta la mano e dell’avambraccio, altrimenti, in casi come questo è meglio usare 3-2. Se ti interessa approfondire e studiare insieme a me questo pezzo, ti invito a guardare l’estratto gratuito al corso che trovi sul sito.

Pollice, indice e medio: le dita più forti e stabili
Pollice, indice e medio, costituiscono la parte stabile della mano, ma il pollice come ben sai è più corto delle altre dita. Ci serve come perno per spostare la posizione della mano, quindi evita di scavalcare fra di loro le altre dita. Uno dei pochi casi in cui si può fare è mettendo il quinto su un tasto bianco e il quarto sul tasto nero successivo.
Tornando al pollice, di solito si sconsiglia di utilizzarlo sui tasti neri, perché scompensa la struttura della mano, essendo più corto.
Ci sono dei casi in cui però è davvero molto comodo sui tasti neri, l’unica accortezza in più che dovrai avere, sarà quella di portare tutta la mano dentro ai tasti, in modo che risulti sempre allineata alla tastiera.
Guarda l’inizio dell’Invenzione a due voci in re minore di Bach. Ci potrebbero essere delle alternative al pollice su quel DO#, ma la diteggiatura così come suggerita è la più comoda e sensata, considerando la distanza con il SIb. Devo semplicemente ricordarmi di spostare la mano in avanti nella tastiera e non avrò problemi.

Segui i pattern per trovare la giusta diteggiatura al pianoforte
Quando studi un nuovo pezzo, cerca sempre i pattern all’interno della struttura delle frasi: c’è una scala o parte di una scala riconoscibile? Prova ad usare la diteggiatura di base di quella scala. Stessa cosa per gli arpeggi.
Attento però a non fossilizzarti su questo aspetto, non prenderlo come una regola assoluta: puoi trovare passaggi con scale ben riconoscibili, in cui però è necessario alterare leggermente la diteggiatura a favore di quello che succede prima o dopo.
Esempio: sonata in Do Maggiore di Mozart. Troviamo delle scale in progressione in cui dopo la discesa si aggiunge una nota più in basso per proseguire poi con la scala successiva. Invece di chiudere la prima scala con il pollice sul LA, dovremo arrivare in modo da avere ancora un dito libero per suonare il SOL, quindi dopo il passaggio del pollice, invece che mettere il 3 come faremmo normalmente, metterò il 4.

Attento all'inizio e la fine della frase
In generale, per diteggiare un passaggio, intanto individua con precisione l’inizio e la fine del passaggio. Dove comincia la frase e dove finisce? In questo modo puoi capire quale sarà la nota più grave e quale la nota più acuta della frase e di conseguenza, come distribuire la mano.
Facciamo un breve esempio sul tema del Minuetto in Sol Maggiore di Bach.
La prima frase si costituisce delle prime due battute, in cui la nota più acuta è il RE e la nota più grave è il SOL, un intervallo di quinta quindi, perfetto per tenere la mano sempre nella stessa posizione.
La seconda frase nelle due battute successive ripropone lo stesso disegno più in alto, dove utilizzeremo la stessa posizione di prima, trasposta e, una volta arrivati al SOL, apriremo bene la mano per prendere l’intervallo di ottava.
Successivamente abbiamo una sequenza di passaggi simili, che costituisce un’unica lunga frase discendente. Nota più acuta? RE. Nota più grave? FA#.
Ricordiamo che, con le dovute eccezioni, dovremmo evitare il pollice sul tasto nero, quindi non arriveremo sul FA# con il primo dito. Sulla nota più acuta metteremo il 5.
Quindi sulla prima nota del passaggio, cominciamo con 4. Continuando la scala con le dita vicine, arriveremo al SOL con il pollice. Perfetto, così scavalchiamo con il secondo dito per mettero sul FA# e poi ritornare al SOL con 1.

Usa la diteggiatura al pianoforte più adatta alla parte
Molto spesso ci sforziamo di trovare una diteggiatura al pianoforte che ci permetta di legare anche dove non è necessario. Quando una legatura finisce, quando hai uno staccato, quando comincia una nuova frase, sentiti libero di staccare la mano dalla tastiera e spostarla in una nuova posizione! Questo offre molte più possibilità di scelta per la diteggiatura e, soprattutto, ci permette di rispettare il fraseggio scritto.
Infatti, l’obiettivo finale sarà proprio questo: trovare una diteggiatura che sia adatta a rendere la frase nel modo più corretto. Puoi ricavare spunti interessanti confrontando diverse edizioni delle partiture facendo una ricerca sulla libreria online di Petrucci. Se sei fortunato, potresti anche trovare le diteggiature originali dell’autore nel manoscritto, che ti daranno un’idea molto precisa del fraseggio desiderato.
Poi se nel passaggio da diteggiare riconosci dei gruppi di note che si ripetono, è utile utilizzare la stessa diteggiatura, in modo da avere uno schema mentale ben preciso che non confonda.
Guarda questo arpeggio nei Fuochi d’Artificio di Debussy. Puoi vedere che dopo le prime tre note, abbiamo una serie di quattro note che si ripete per due volte. La cosa più sensata e pratica da fare è scegliere una sequenza di quattro dita che si ripeterà.

Le diteggiature nei bicordi
Un’altra questione problematica per la diteggiatura è il legato nei bicordi o negli accordi. In una sequenza di note doppie, risulta davvero difficile legare entrambe le note e non riuscendoci, affidarsi al pedale è molto pericoloso.
Il segreto in questi casi è legare almeno una voce, preferibilmente quella che porta il tema.
Legando anche una sola linea, il tutto risulterà legato ad orecchio.
Ti faccio un esempio: guarda questo passaggio della terza Ballata di Chopin. Ci sono una serie di accordi segnati tutti legati fra di loro. Anche se lego solo la voce superiore, tutte le note degli accordi sembreranno legate fra loro!

Ricordati che la grandezza e la struttura della tua mano influisce moltissimo sulla scelta della diteggiatura, per questo può capitare che trovi un’edizione che suggerisce delle diteggiature per te estremamente scomode.
Non sei obbligato a seguire alla lettera quello che trovi scritto sulla parte. Sperimenta e trova la diteggiatura adatta a te, sempre nel rispetto del fraseggio originale del pezzo e non forzandoti a posizioni che ti irrigidiscano.
Poi, una volta che hai trovato la diteggiatura ideale, segnala sulla parte e utilizza solo quella. Cambiare continuamente diteggiatura ostacola gli automatismi e la memorizzazione dei passaggi.