Cos’hanno in comune i pianisti più grandi del mondo?

“Come fanno a essere così bravi? Cavolo sembrano extraterrestri… Sono di un altro livello, irraggiungibili! Sono nati per suonare… Loro si che hanno talento.”

Il talento… Questo mito diventata quasi una scusa per non fare l’unica cosa che conta davvero: impegnarsi.

Cos’hanno in comune i pianisti più grandi del mondo? La risposta più ovvia e immediata sarebbe appunto “il talento”. Ma cos’è questo talento di cui si parla tanto?

Il “talento” era un’antica unità di misura utilizzata per indicare il peso dei metalli preziosi dai greci. Nel commercio la quantità di “talento” indicava appunto la ricchezza a disposizione.

Il termine è rimasto in uso ancora oggi ed è stato in un certo senso “travisato”. Questa parola viene ricordata anche grazie a alla “parabola dei talenti”, una parabola di Gesù narrata nel Vangelo Secondo Matteo.

Questa storia parla di un uomo che parte per un viaggio e affida i suoi beni ai suoi tre servi. Distribuisce cinque talenti al primo, due talenti al secondo e un talento al terzo. I primi due sfruttano la somma e raddoppiano l’importo. Il terzo invece nasconde la ricchezza ricevuta. Al suo ritorno il padrone si congratula con i due servi più saggi e condanna il terzo.

Cosa insegna questa storia?

Sfrutta il tuo talento

Dobbiamo intendere il talento come una sorta di ricchezza che ci è stata donata o di cui disponiamo. Una ricchezza che va coltivata e che sulla quale non dobbiamo adagiarci.

Per qualche motivo il significato di talento nel tempo ha assunto una forma secondo me molto più malsana. Ora usiamo la parola talento quando ci riferiamo a una dote innata, regalata dal destino, fatta su misura per qualcuno e che, se non ce l’hai non sarai mai in grado di eccellere in quell’ambito.

Non c’è niente di più demotivante che pensare:

“Non ho abbastanza talento per suonare il pianoforte”

La verità è che questa è solamente una misera scusa che ti porterà ad impegnarti sempre meno e forse abbandonare lo strumento.

“Si va bene Giuseppe… Intanto però io sono ancora qui che non riesco a suonare questo brano come si deve mentre i pianisti di talento girano il mondo. Forse stai sbagliando qualcosa…”

Anche io la pensavo così qualche tempo fa, voglio raccontarti cosa mi ha fatto cambiare idea.

Tra tutti i pianisti e musicisti che ho ascoltato ci sono due artisti che sono e continuano ad essere la mia fonte di ispirazione più grande.

 

Questi sono Hiromi Uehara e Michel Petrucciani. Sono pianisti jazz di fama mondiale. Entrambi hanno un passato e storia musicale diversa. Sono nati in paesi ed epoche diverse, hanno uno stile diverso, un tocco diverso… Insomma, non hanno veramente nulla in comune se non il pianoforte e un elemento magico che li ha portati ad essere i mostri sacri che sono.

Li ho seguiti molto, letto biografie e interviste e quando ho letto queste frasi ho capito:

Loro amavano e amano davvero alla follia il pianoforte. Per loro suonare il piano era un gioco, un intrattenimento stupendo e divertente. Avevano entusiasmo, passione e gioia quando studiavano.

E cosa succede quando fai qualcosa e questa cosa ti piace da morire? Continui a farla per ore e non ti accorgi che il tempo passa!

Tutti i musicisti “di talento” suonano e studiano ore e ore al giorno. Certo non tutti purtroppo possono permettersi il lusso di passare una giornata intera sullo strumento ma il vantaggio di avere un amore così grande per la musica avvia un altro meccanismo:

Quando quello che stai facendo ti piace lo sforzo per farlo ti sembra minore e la tua attenzione è maggiore. Di conseguenza i risultati sono un po’ più scollegati dal fattore tempo.

Con mezz’ora di pratica fatta con passione hai molti più risultati di 8 ore di pratica sforzate e con mille occhiate all’orologio.

È proprio quando “speri che finisca presto” che stai perdendo tempo e devi cominciare a pensare che qualcosa non va.

 

Cos’è quindi il talento?

Il talento è soltanto l’amore che hai per quello che fai.

Ecco cosa accomuna i fuori classe di ogni ambito nel mondo. Non esiste la bacchetta magica, non esiste un essere superiore che prima di farti nascere con un tocco magico ti dona la dote di saper suonare il pianoforte.

Come diceva mio nonno “Nessuno nasce imparato…” (Perdonategli la terribile sgrammaticatura ma il senso lo avete sicuramente capito).

Bisogna seguire l’esempio dei due servi. Abbiamo questo dono, questo talento, questa passione sfegatata per la musica e in particolare il pianoforte. Non dobbiamo nasconderlo o sperare che dia i suoi frutti da solo.

Dobbiamo investire questa passione (non voglio chiamarlo talento) e impegnarci per farla crescere sempre di più.

Spesso ci si concentra su quello che vogliamo imparare, sulle scale, gli accordi, gli arpeggi e così via. Ma ci si dimentica di quella scintilla che ci ha convinti a comprare un pianoforte o prendere lezioni.

Prendi un foglio e scrivi e descrivi queste cose:

  • Il giorno in cui hai pensato di voler suonare il pianoforte.
  • Quale canzone o brano quella volta ti ha stregato e ti ha fatto pensare “voglio imparare a suonare il pianoforte”.
  • Perché vuoi suonare? Quali sensazioni ti da il pianoforte?
  • Qual è il tuo obiettivo finale come pianista?

 

Ferma tutto, smettila di studiare quello che stai studiando.

  • Comincia ad imparare la canzone che ha scatenato in te la passione per il pianoforte.
  • Una volta imparata suonala ogni volta prima di cominciare a suonare e lascia che la passione per lo strumento ti invada.

E se il brano in questione è troppo difficile per me?

In questo caso quello che devi fare è cercare di impararlo lo stesso ed esercitarti per raggiungere questo obiettivo. Se quel brano è pieno di arpeggi e non sai suonarli, studia gli arpeggi! Se è un brano in una tonalità dove non riesci a improvvisare allora esercitati!

Lo scopo è realizzare il primo piccolo sogno.

Suonare il “brano dei tuoi sogni” è come affermare quanto sei devoto al tuo strumento. Cerca di ascoltarlo ogni volta che ti senti un po’ demotivato e trova l’energia che ti serve per esercitarti.

 

Studia ciò che ti piace

Purtroppo quando si studia da un maestro o si va in Conservatorio si è costretti a studiare brani che magari non fanno parte di noi. Anche se non è entusiasmante bisogna impegnarsi molto e imparare anche brani che non ci piacciono per riuscire a migliorare.

Cerca però di studiare parallelamente brani che ti piacciono da morire e ti fanno felice. La gioia di portare avanti la tua passione a modo tuo ti permetterà anche di studiare le cose che ti piacciono di meno con lo spirito giusto.

Da oggi in poi quando sentirai un pianista più bravo di te o un mostro sacro suonare non ti impressionare e pensa questa frase:

“Anche a me piace così tanto il pianoforte” e vai ad esercitarti.

Il tuo talento è la passione che hai e le tue capacità massime a cui puoi ambire sono direttamente proporzionali alla quantità di gioia che ti da’ suonare il pianoforte, non dimenticarlo!

Spero che questo articolo ti abbia motivato e ti possa aiutare a studiare meglio e con più entusiasmo in futuro.

Io vado ad ascoltarmi September Second di Michel Petrucciani e mi metto a suonare. E tu?

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1 commento su “Cos’hanno in comune i pianisti più grandi del mondo?”

  1. Pingback: Anche un "pollo" può imparare a suonare il pianoforte. - Piano Segreto

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