Gli Abbellimenti Al Pianoforte (Ornamentazioni)
Oggi parliamo degli abbellimenti al pianoforte e dell’ornamentazione.
E’ una tecnica molto antica, che nasce nella musica vocale e che trova la perfetta applicazione negli strumenti a corde pizzicate, come il clavicembalo, che per natura non può prolungare i suoni. Quindi l’esecutore improvvisava aggiungendo note di passaggio, volatine e altri tipi di abbellimento per riempire la melodia, che altrimenti sarebbe risultata piuttosto scarna.
Era una pratica talmente normale e scontata, che i compositori spesso non si preoccupavano nemmeno di segnare sulla parte come ornamentare: era sottinteso che sarebbe stato l’esecutore a usare il suo buon gusto, adatto ai principi estetici dell’epoca, per arricchire le melodie.
C’è molta trattatistica al riguardo che risale al 1700 in cui l’ornamentazione rimane una tecnica improvvisativa e quindi non razionalizzata sulla partitura.
Poi, però, con l’avvento del fortepiano e del pianoforte, le carte in tavola cominciano a cambiare. Questi nuovi strumenti permettono di mantenere i suoni molto più a lungo, non c’è quindi più il bisogno di riempire quei vuoti obbligati del clavicembalo.
Ecco che l’ornamentazione diventa più precisa, solo dove vuole esattamente l’autore e non ha più lo scopo di abbellire e basta, ma diventa proprio parte essenziale e quasi strutturale del discorso musicale.
Si cominciano ad usare segni specifici, che indicano esattamente come procedere con la realizzazione.
Ne vediamo alcuni, quelli che con più facilità puoi trovare nelle partiture moderne:
Il Mordente Al Pianoforte

Può essere superiore o inferiore, semplice o doppio.
In quello semplice, dovrai alternare la nota scritta, detta nota “reale”, a quella superiore o inferiore, per poi tornare alla nota reale. Il passaggio da una nota all’altra è molto rapido e leggero.
Se il mordente è doppio, la serpentina che lo rappresenta è un po’ più lunga e l’alternanza fra le due note si raddoppia.
In questo e in tutti gli altri abbellimenti, se trovi un’alterazione sopra o sotto il segno, significa che la nota sopra o quella sotto sarà alterata secondo quanto scritto.
La nota più importante sarà l’ultima che suonerai, quindi l’accento sarà su quella, mentre le due precedenti, molto leggere.
Esempio famosissimo, l’inizio della Toccata in Re minore di Bach.
Il Trillo Al Pianoforte
È a tutti gli effetti un mordente superiore ripetuto. Il suo simbolo è infatti una lunga serpentina che segue alle lettere “tr”.
Può partire dalla nota reale o dalla nota superiore e avere una risoluzione scritta o no, a seconda della nota che si trova successivamente.
Per la realizzazione del trillo, attento alla diteggiatura. Ti sconsiglio di utilizzare l’alternanza di 4-5 perché sono dita deboli e rischieresti di irrigidirti. Prova con l’alternanza di 2-3, o ancora meglio, per facilitare la rotazione, 1-2-3 alternati come ti mostro nel video.
I trilli abbondano nei finali grandiosi e festosi dei pezzi, alla fine delle cadenze eccetera. Guarda come Beethoven si sbizzarrisce con i trilli nel IV tempo di questa sonata in Do Maggiore.

Il Tremolo Al Pianoforte
È una variante del trillo, in cui le note che si alternano non sono contigue. Si rappresenta con delle linee orizzontali fra le due da alternare. Il numero di linee rappresenta la sottodivisione che dovrai applicare per il tremolo: una linea, valore di ottavo, due linee di sedicesimo ecc.
Nella grande maggioranza dei casi, sarà un’alternanza di note molto veloci e non misurate, per creare solo un particolare effetto sonoro.
Lo puoi trovare spesso nelle trasposizioni per pianoforte da parti orchestrali, per simulare gli accordi ribattuti degli archi per esempio, o il tremolo dei timpani, come in questa versione di Bohème trascritta per pianoforte.

Il Gruppetto Al Pianoforte

È un’alternanza di note che si descrive perfettamente nella sua rappresentazione grafica. Nota reale (quella scritta grande), nota superiore, di nuovo la nota reale, nota inferiore e ancora nota reale. Anche qui, le alterazioni scritte sopra al segno valgono per la nota superiore, quelle scritte sotto per la nota inferiore.
Ecco un esempio nel primo tempo della sonata di Beethoven di cui ti parlavo prima.
L'Acciaccatura Al Pianoforte

Può essere semplice, doppia, tripla.. a seconda che abbia una, due, tre note e nel caso di una sola nota, si differenzia dall’appoggiatura perché quando è formata da una sola nota, si presenta come una notina tagliata. In questo caso, le note vanno eseguite sul battere o sul levare, a seconda della prassi del pezzo, ma molto velocemente.
Nell’esempio di Beethoven, l’acciaccatura è formata da una sola nota. In questa Ballata di Chopin, invece vi sono interi arpeggi di acciaccature!
L'Appoggiatura Al Pianoforte
È una notina aggiunta davanti ad una nota reale, che toglie alla nota che accompagna il valore che rappresenta. Si suona sul battere. Osserva la differenza fra appoggiatura e acciaccatura in questa battuta di una sonata di Scarlatti.

L'Arpeggiato Al Pianoforte
È una serpentina verticale che precede accordi e bicordi. Indica che le note non andranno suonate tutte insieme, ma una per volta, più o meno velocemente a seconda dei casi, in genere dal basso verso l’alto.
A volte vengono indicati arpeggiati degli accordi eccessivamente grandi per essere presi in un sol colpo. Altre volte invece è proprio un elemento caratteristico del pezzo, come in questa rapsodia di Liszt.

Ricordati che l’obiettivo degli abbellimenti è propriamente quello di abbellire la melodia, renderla più espressiva, intensa, non più schematica e quadrata.
In alcune edizioni, ci sono le realizzazioni degli ornamenti scritti e per esempio troviamo un trillo rappresentato con tot quartine di trentaduesimi tutte uguali. Quello è il modo più chiaro per esemplificarlo, ma non dovrai suonarlo esattamente così, a tempo. Il trillo deve essere un momento fremente, gioioso e non deve assolutamente rispettare con rigore la pulsazione nella sua suddivisione ritmica.